Saprà essere la nuova Federazione della Sinistra Alternativa “una tappa verso un partito unitario della sinistra“, come ha auspicato Diliberto o resterà “un evento contingente” che non riuscirà ad evolvere in un progetto di più ampio respiro e spessore politico? Saprà il nuovo soggetto politico avere una sua connotazione specifica, scevro da sudditanze o inseguimenti strategici, puntando a “conquistare una sua propria autonomia e ad essere una vera alternativa” come ha precisato Ferrero o non saprà sfuggire alla tentazione di essere solo “la sinistra del PD” ? Saprà “radicarsi nel tessuto sociale e dare risposte concrete alla crisi economica” come ha sottolineato Salvi o la Federazione resterà un contenitore incapace di coniugare le diverse identità tanto da non essere riconoscibile se non come l’ennesimo, fluttuante spezzone di sinistra alla deriva?
C’è da chiederselo perché ad ogni buona intenzione deve necessariamente seguire un’azione che la concretizzi. Purtroppo di delusioni ne abbiamo già subite tante e diventa sempre più difficile metabolizzarle, facendosene una ragione. Prima delle elezioni europee eravamo tutti orientati verso un progetto unitario, voluto e auspicato dalla base e finalmente promesso dai leader della sinistra. Ci siamo sentiti ripetere – e lo abbiamo voluto credere – che le difficoltà, le incomprensioni, le divergenze che ostacolavano addirittura il formarsi di liste unitarie con il simbolo unico, costituivano il necessario tributo da pagare per superare la reticenza iniziale. Abbiamo lavorato in quella direzione, non fermandoci neanche quando il conflitto, inevitabile, si accendeva in modo da paventare una repentina chiusura dei rapporti. Abbiamo discusso e litigato, avviato confronti e percorso le strade del compromesso pur di dare piedi e gambe al progetto nascente…che il cuore e la passione non sono mai mancati, ma non sono sufficienti a far decollare nulla senza la concretezza dei fatti.
Ora ci viene presentata una Federazione ed è giocoforza sentirla e viverla come un rallentamento. C’era una buona spinta propulsiva prima delle elezioni. Perché, allora, non sfruttarla compiendo l’atto formale della riunificazione vera e reale del partito comunista? Questo attendismo, il volersi dare tempo non sta molto nelle mie corde. Credo sia lo stesso per molti altri comunisti.
C’è da chiedersi…una Federazione che ha tante contraddizioni interne irrisolte come può pensare di diventare “l’alternativa“, come pensa di “radicarsi nel territorio“, come può evolvere in un “progetto unitario“? Se fossimo confluiti in un unico grande partito avremmo dovuto necessariamente trovare i modi per poter convivere, orientando gli sforzi verso obiettivi comuni. L’ipotesi della federazione, invece, non obbliga nessuno al confronto serrato e al superamento delle divergenze, ma limita i rapporti ad occasionali scambi di vedute in vista di battaglie sociali e politiche condivise. Occasionale sì…è questo che ci mette paura, il restare chiusi nel recinto della propria appartenenza, per aprirsi al confronto solo in determinate occasioni.
Non è la logica sottesa alla nascita della Federazione, ma è quello che succede sul campo quando ognuno si trincera gelosamente dietro al proprio simbolo e non concede aperture se non quelle dovute! Diciamocele queste cose, per onestà intellettuale e per amor di verità. Lo dobbiamo a noi stessi. Belle le parole declamate da un palco, un fervore che rincuora e riaccende la speranza e la fede politica, ma poi dobbiamo fare i conti con la realtà…e quella è dura da gestire e digerire!
Non vogliamo, tuttavia, essere disfattista. Se questa è la nuova strada da seguire faremo il possibile affinché diventi il percorso attraverso il quale avvicinarci gli uni agli altri, concretizzando quel progetto di unità che inseguiamo da tempo. E’ necessario perché, mai come ora, il Paese ha bisogno di una sinistra forte e combattiva, che sappia contrastare lo scempio sociale, politico ed economico della destra. Ecco perché avremmo voluto una decisionalità più convinta…il fairplay lasciamolo al PD. Una sinistra vera, che voglia dirsi tale, deve essere mordente, incisiva, implacabile nella denuncia…concreta e tempestiva nelle risposte. E’ chiedere troppo?