Da Aosta a Mazzara del Vallo. Dilaga la protesta dei precari della scuola rimasti senza lavoro dopo i tagli della riforma Gelmini, che vedranno insegnanti e non solo esclusi dal nuovo anno lavorativo. Le prime agitazioni sono iniziate ad agosto. Secondo una prima stima effettuata dalla Flc Cgil subito dopo i trasferimenti saranno almeno 16 mila i supplenti di scuola media e superiore che non troveranno più la cattedra. Cui occorre sommare i colleghi della scuola elementare, appiedati dallo smantellamento del “modulo”, e almeno 10 mila Ata che dopo anni di supplenza e l’aspettativa di entrare di ruolo si ritrovano disoccupati.
Da Nord a Sud sono tanti i sit in organizzati dai docenti che sperano ancora in un posto di lavoro. A Milano è partito martedì il presidio dei precari. Una decina di manifestanti ha passato la notte davanti all’ufficio, incatenando le tende ai cancelli del provveditorato. A Roma i precari della scuola esasperati hanno trascinato davanti al Ministero la loro ultima speranza: la statua della Beata Assunta. Sempre a Roma qualche giorno fa alcuni insegnanti esclusi dalle graduatorie avevano protestato mettendosi in mutande, davanti al liceo Newton di Roma. I supplenti hanno anche esposto un cartello con la scritta “Dopo anni di precariato ancora in mutande”. A Benevento sono una ventina le persone, tra docenti e personale ausiliarioche da giorni occupano il terrazzo dell’Ufficio scolastico provinciale.
Qualche giorno fa il segretario del Pd Franceschini era andato a visitarle, ma era stato accolto con uno striscione: “Basta passerelle, vogliamo fatti concreti”. Anche in Sicilia monta la protesta. A Palermo docenti e personale Ata si sono incatenati davanti all’Ufficio scolastico di via Praga, e alcuni hanno attuano lo sciopero della fame. A Catania l’Ufficio scolastico provinciale di via Coviello è invece occupato, e i precari restano nei locali. Solo tra i docenti nella provincia di Catania sono 1.200 i posti in meno per quest’anno scolastico.
É di queste ore la notizia che una boccata di ossigeno è giunta a lenire l’estate di passione dei precari della scuola. Il cosiddetto “Decreto salva precari” è stato varato con tanto di conferenza stampa, dal Ministro Maria Stella Gelmini con a laterae l’On. Ministro del Wellfare (che bella parola mai così fuori luogo) Sacconi. In sintesi trattasi di decreto partorito ad hoc che consente a chi, docente, ha avuto nell’anno precedente un incarico annuale (01 settembre-31 agosto) o fino al 30 giugno, di percepire un’indennità (corrisposta dall’INPS, quindi già dovuta come indennità di disoccupazione) pari a circa l’80% dello stipendio base e ad accedere in modo privilegiato (secondo quali modalità non è chiaro ahinoi) alle supplenze brevi. Ne avessi il potere ribattezzerei tale bestemmia legislativa “Decreto finisci precari”.
Consta ora fare due considerazioni a supporto di tale valutazione. Il sopra indicato decreto si rivolge a chi ha avuto nell’anno scolastico 2008 la menzionata tipologia contrattuale, falciando via bellamente, tutti i precari che hanno fatto funzionare, in modo indispensabile, la scuola con le supplenze brevi conferite dai Dirigenti Scolastici. Di costoro non si fa menzione, tranne l’”Onorevole” Straquadaino che invita tali precari a cercarsi un altro lavoro visto che sono nel pieno del vigore fisico, ma di tale oscenità non darò conto in questo scritto. La seconda considerazione si materializza in forma di domanda: a cosa mira tale Decreto? Fossi malizioso direi ad annacquare la legittima protesta di questi giorni, dando ai meno risoluti, lungimiranti e lucidi precari un “contentino”. Ma non essendolo dico che è l’ultimo disperato tentativo di porre rimedio ad una scelleratezza (i tagli indiscriminati alla scuola) con un’altra scelleratezza, in un vortice di illogicità e incompetenza da parte del Ministro Gelmini e del suo entourage, che non può che risolversi in un aggravarsi della già drammatica situazione.
Concludo con due auspici uno dei quali attiene alla fantascienza visti i tempi attuali e cioè che un po di granu salis si materializzi nella scatola cranica del Ministro & Co., un altro più possibile ovvero che tutti i soggetti coinvolti, con in testa i docenti precari e non, in tale triste vicenda (seppur con colpe e ragioni differenti) si siedano attorno ad un tavolo e discutano con umiltà e voglia di ascoltare, di come far funzionare un organo fondamentale di un paese che si dice Democratico: il suo sistema scuola.
Davide Romeo.